Je suis un travailleur honnête

GIUSTIZIA È (PARZIALMENTE) FATTA! MA L’INGIUSTIZIA RIMANE

 

Si è conclusa in via transattiva la triste e dolorosa vicenda del nostro collega E.S., vittima di un crudele licenziamento.
Una distrazione punita con la massima pena aveva reso vani 40 anni di onorato e meritorio servizio.
L’indignazione dei colleghi tutti e la battaglia condotta da Unisin, anche qui, sulle pagine del nostro sito e sui nostri social, unitamente all’assistenza legale assicurata al nostro caro E.S., hanno consentito che, almeno parzialmente, venisse fatta giustizia.
Il licenziamento, infatti, è stato ritirato e sostituito da una rescissione consensuale del rapporto di lavoro.
Questa è la grande vittoria di E.S. e di tutti quanti credono nel valore del lavoro onesto, dove si può anche sbagliare, ma lo si fa per eccesso di dedizione alla banca ed alla clientela, come soprattutto sa chi lavora in filiale.
Viene così restituita dalla Bnl, seppur solo parzialmente, la dignità a E.S.!
Parlo di giustizia parziale e di restituzione parziale della dignità, evidentemente, non tanto perché E.S. avrebbe meritato di essere reintegrato, ma soprattutto perché il licenziamento in questa circostanza rappresenta una sanzione abnorme.
E.S. non avrebbe dovuto essere licenziato. Sanzionato, magari, ma non col licenziamento.
E oggi possiamo dire che non è stato E.S. a non meritare di essere reintegrato ma è la Bnl a non meritare più E.S.
E.S. saluta la Bnl a testa alta! Altri dovranno abbassare lo sguardo ripensando a questa vicenda.
E se questa storia triste si è conclusa, non ci resta che adoperarci per provare a sanare la ferita inferta nel tessuto connettivo di questa banca e le lacerazioni apportate nel clima di lavoro in una piazza importante come Milano dove i lavoratori hanno perso la fiducia nel management. Noi continueremo a fare la nostra parte, speriamo di non essere soli e che chi guida la banca provi a fare la propria.
Tommaso Vigliotti
Segretario Nazionale UNISIN
Segretario Responsabile UNISIN Gruppo BNL

Je suis un travailleur honnête
Storia di E.S., licenziato da BNL

 

Questa pagina è un muro, una lavagna, una bacheca: un luogo piano, uguale per tutti, dove ognuno ha la possibilità di lasciare un commento, una testimonianza, una traccia.

Tutto nasce dalla vicenda del nostro collega di Milano E.S., lavoratore licenziato dalla Banca Nazionale del Lavoro a seguito di un procedimento disciplinare dai risvolti disumani.

Il licenziamento di E. ha toccato tutti: tutti i lavoratori di BNL, come tutti gli iscritti e i sindacalisti di Unisin Gruppo BNL.

Da subito dopo il licenziamento, si è scatenata una serie vivace di reazioni, esempi ne sono l’articolo di Joseph Fremder e quello di Savino Balzano, ma anche e forse soprattutto messaggi e testimonianze da ogni parte, anche da ambienti lontani dalla Banca: un esempio che ci ha colpito è stato il messaggio di Giorgio Cremaschi, che ci chiedeva di far «avere al Lavoratore licenziato tutta la [sua] solidarietà ed il [suo] sostegno».

Tutti questi messaggi ci sono giunti firmati, ma li pubblichiamo in maniera anonima perché vista la disumanità che la Banca ha dimostrato in questa vicenda non intendiamo esporre i colleghi a ritorsioni. Abbiamo sentito il dovere di raccoglierli e di pubblicarli: li troverete di seguito e saranno costantemente aggiornati. Pensiamo sia giusto non lasciare che un episodio così grave e ingeneroso passi inosservato: la nostra battaglia di giustizia è appena cominciata.

Il primo messaggio è proprio quello di Tommaso Vigliotti, Segretario Responsabile di Unisin Gruppo BNL.

Questo è soltanto l’inizio.

 


Non conosco personalmente E. ma forse proprio per questo mi viene ancora più naturale pensare che, anche in una grande azienda, chi prende certe decisioni, debba assolutamente domandarsi “con chi ho a che fare? La vita di chi sto determinando? La storia professionale di chi sto decidendo in maniera irreversibile e inappellabile?”
Leggendo le prime testimonianze spontanee ci è venuta l’idea di questa iniziativa e, personalmente, mi sono reso conto che ci troviamo di fronte ad una persona la cui storia aziendale è inappuntabile e che una distrazione, un errore, per quanto gravi possano essere gli effetti, non possono compromettere del tutto e definitivamente.
Facciamo questo per E. ma anche per tutti gli altri colleghi che continuano a vivere e lavorare per la Bnl. 

TOMMASO VIGLIOTTI 

Segretario Nazionale Unisin – Segretario Responsabile Unisin Gruppo BNL


Ho avuto il piacere di lavorare con E., collega a cui mi sento di dire avrei dato il mio portafoglio.

IL SUO LICENZIAMENTO LASCIA VERAMENTE STUPITI E CON UN PROFONDO SENSO DI AMAREZZA!!!!!!!

Evidentemente nel mondo attuale si è perso il senso della  misura Un forte abbraccio ad E. con la speranza che le iniziative intraprese possano portare al suo reintegro nell’azienda a cui ha dedicato 40 anni di vita.


Ciao E.,

anch’ io ho una certa esperienza ed anzianità e anche io ho lavorato in passato in Agenzia, ricordo le ansie e le tensioni per riuscire a  svolgere le tante incombenze che si presentavano in continuazione.

Credo che in questo momento tu stia vivendo un incubo e che gli ultimi mesi di incertezza devono essere stati logoranti.

Il mio vuole essere un messaggio di affetto e vicinanza , quanto ti è successo NON deve sminuire quello che sei, la persona che per tanto tempo hai dimostrato di essere.

Un abbraccio.


Ma all’Istituto è chiaro che il collega ha subito un furto?

(oltre alle storiche condizioni di lavoro che inducono a svolgere più compiti contemporaneamente).


Conosco E.S. da più di 20 anni.

Sempre nella stessa agenzia, sempre la stessa filiale mentre tutti ruotavano, ci sarà stato un motivo e sicuramente, non credo perché sia stato raccomandato anzi.

Una persona umile, lavoratrice e sempre disponibile con tutti, colleghi e clienti.

Un punto di riferimento per tutti.

Personalmente non l’ho mai visto arrabbiarsi con nessuno anzi, cercava sempre di fare da collante fra tutti. Non guardava l’orologio mentre lavorava per vedere quando doveva chiudere.

Forse sta pagando proprio queste sue qualità, la sua totale disponibilità e professionalità che faceva fare bella figura anche alla banca. Cercava sempre di risolvere i problemi senza cercare di scaricarli sugli altri.

Un lavoratore onesto e responsabile, innamorato del suo lavoro.

Solo chi non fa nulla non sbaglia, e chi conosce E.S. sa che questo non faceva parte del suo dna.

È vero che può aver sbagliato nel non aver svolto alla lettera il protocollo, ma bastava stare un ora in filiale per vedere quante cose faceva nello stesso momento. Se al posto di due ladri in quel frangente ci fossero state due persone oneste, non saremmo qui a parlane perché nulla sarebbe successo.

Sono un cliente BNL Agenzia 6 di via Turati a Milano da almeno 20 anni e dipendente della Polizia di Stato.


 

Sono dispiaciutissimo per quanto accaduto a E.S. ch

e non conosco personalmente. La vicenda è sconvolgente e trovo vergognoso l’approccio della Banca. Ritengo mio dovere porre le seguenti domande ai Vertici delle Risorse Umane del Gruppo BNP Paribas che per logica hanno avallato queste politiche e comunque non hanno bloccato il licenziamento:

1) Che segnale pensavate di dare a tutti i collaboratori che lavorano in rete e che reazione vi aspettavate, licenziando un collega dopo 40 anni di servizio impeccabile, per una colpa – non una frode – generata anche a carenza di personale e a una situazione logistica ed organizzativa oggetto di ripetute critiche da tutti i sindacati? A Milano, dove la notizia è velocemente circolata anche in altri poli e dove molti conoscevano il collega, stanno aumentando le reazioni di tipo difensivo improntate alla paura, con ricadute negative in termini di proattività, di servizio al cliente o di tempistica esecuzione di operazioni. Il ragionamento è: se sbaglio mi licenziano, quindi meglio procedere lenti ma assolutamente mai sbagliare. È questo che volevate? La vostra azione forte e ritenuta sproporzionata ed ingiusta ha marcato molte persone, forse non coi risultati che pensavate. 

2) Se l’errore era così grave da determinare un licenziamento in tronco, perché avete aspettato mesi prima di lasciare a casa il collega? In questi mesi lo avete lasciato fare esattamente lo stesso lavoro nella stessa agenzia, quindi col forte rischio di errori simili. Non è che avete voluto sfruttare fino all’ultimo il collega esperto in un periodo di carenza di organico? Tutto ciò appare cinico ed incoerente.

3) Perché a fronte di tanti messaggi molto sociali ed apprezzati sulla salvaguardia dell’occupazione e l’approccio di non ricorrere ai licenziamenti collettivi, ed ancora sulla valorizzazione delle risorse, tanto da chiedere ed ottenere premi come il “Top Employer”, poi su alcuni casi individuali vi accanite e non fate mai un passo indietro? E’ troppo chiedervi di ritirare questo licenziamento e dare una punizione più lieve ed invero più corretta rispetto ad errori e condizioni che non sono esclusivi del collega E.S.? Sarebbe più accettabile da un punto di vista umano e di equità morale. Non si tratta così un lavoratore onesto a cui mancano pochi anni alla pensione e che oggi è un disoccupato per vostra decisione.

Prevedo purtroppo risposte evasive, tanto più che i Vertici sono cambiati di recente anche se già operavamo nella Funzione HR. Ma almeno bisogna provarci e riprovarci, e che a Parigi si assumano la responsabilità delle proprie scelte devastanti per un lavoratore onesto.  Purtroppo il diritto ed i tempi di giustizia italiani non sono favorevoli ai lavoratori; all’estero è anche peggio e sempre peggio, in primis in Francia. Joseph, Tommaso e Savino hanno ben espresso punti salienti sulla questione normativa. Per cambiare le cose dobbiamo insistere e lottare a tutti i livelli e con tutti i mezzi, stando quanto più coesi e non lasciando che gli errori della Banca e del Groupe BNP Paribas vengano dimenticati, altrimenti cambiano le persone che decidono, ma gli input più brutti restano. Coraggio e sostegno a E.S., vittima di una banca che cambia (in peggio stante questa vicenda) in un mondo che cambia!

Gianluca CERIANI

Membro titolare per l’Italia nominato da UNISIN-CONFSAL al Comitato Europeo del Gruppo BNP Paribas


Ciao conosco E. da tantissimi anni ed ho avuto il piacere e l’ onore di lavorare con lui. E. è una persona degna ed onesta che ha sempre compiuto il proprio dovere/lavoro con entusiasmo ed accuratezza. Questa vicenda del licenziamento mi lascia senza parole se non di biasimo per questo trattamento riservato ad una persona specchiata. Il licenziamento deve essere riservato solo ai disonesti ed non alle persone che sbagliano. È veramente una vergogna che dequalifica in modo grave la BNL. Non so se la vicenda possa essere portata a conoscenza della stampa ma se fosse possibile io lo farei. Sono vicino ad E.


Condivido pienamente le parole del collega. Sono disgustato ed arrabbiato.


Non si gioca con la vita delle persone, non si getta via in un attimo la dignità di un dipendente fedele e onesto dopo 40 anni di servizio svolto peraltro sempre nella stessa dipendenza. La Direzione della banca che ha intrapreso l’azione più pesante per E. può, se vuole, correggere il tiro, ne guadagnerebbe in credibilità. Ci sono agli atti della banca 40 anni di valutazioni da parte dei referenti responsabili funzionali, la mancanza compiuta da E. si doveva sanzionare diversamente. Tutta la mia solidarietà a E.


Non ho parole per il trattamento usato… specie alla luce del contesto odierno!! Le leggi sono indiscutibilmente lasche… e la parte datoriale, per definizione, sconosce le parole “riconoscenza” (per la serietà e la dedizione di una vita) e gratitudine (per l’abnegazione nonostante i collaterali rischi attuali figli di una situazione del tutto inedita e che senza dubbio fagocita non poco i lavoratori)!! Son sicuro che riusciremo a far valere le nostre (e le Sue) ragioni…ma ancor più bello sarebbe ripristinare quanto tolto… riconcedendo così nuovamente dignità ai lavoratori.


Speriamo in una riattivazione dell’art. 18, anche se penso che sia difficile che questi “liberisti” tornino indietro. Grazie senatore Renzi ex capo di un Governo pseudo social-democratico. Tanta solidarietà al collega.


La notizia del licenziamento del collega E.S. mi ha lasciato senza parole e con un senso di sgomento. In questo caso non è stata punita una mancanza, un errore, è stata calpestata la dignità di un lavoratore onesto che in quasi 40 anni di lavoro ha dedicato tutto se stesso alla Sua Azienda. Si è voluto, con un atto disumano, annullare il vissuto lavorativo di una persona. A lui va tutto il mio sostegno e la mia solidarietà per una “violenza” che, nella giornata di oggi 25 novembre, assume ancora più significato.


Siamo rimasti tutti sconcertati di quanto accaduto al mio e nostro caro amico E. E forse neanche tanto sorpresi perché da qualche anno a questa parte, in questa banca l’emergenza fa ormai parte del quotidiano. La stessa emergenza che ha indotto all’errore fatale (il primo in quarant’anni) il nostro Collega.

Conosco E. dal 1984 e ho avuto la fortuna di averlo come “insegnante” alla mia prima esperienza di agenzia quando la Bnl era “LA BNL”, composta da persone e non solo da numeri di matricola. I Direttori incutevano rispetto e gli si dava del Lei, però erano sempre pronti, specie nei momenti di difficoltà o in caso di errore, dopo una bella ramanzina, a perdonare perché, prima di essere Direttori, erano padri di famiglia e avevano l’intelligenza di capire le persone e valutare le situazioni. Purtroppo non è più così e il benservito riservato ad E. lo dimostra. Con la mente ripercorro il giorno in cui E. è stato protagonista di una delle scene più umilianti davanti alla Clientela dell’Ag.6, quando due colleghe delle Risorse (poco) Umane gli hanno comunicato tout court che da lì a breve non avrebbe più fatto parte del Gruppo. Allora la domanda sorge spontanea. Al prossimo collega che sbaglia verrà riservata la punizione della ghigliottina così cara ai francesi?

La riduzione dell’intelletto produce risentimento e il risentimento genera spesso sete di distruzione verso chi di intelletto è più dotato. Con te hanno voluto dimostrare la forza ma tu hai dimostrato in tutti questi anni che con l’intelligenza si possono superare tante difficoltà perché prima o poi la forza svanisce ma l’intelligenza rimane per sempre.

Un abbraccio e a presto.


Caro E.,

proprio non ti meritavi un “quasi finale”, lavorativamente parlando, come ti è capitato. Io ti conosco e ho lavorato con te e quindi so chi sei e come sei!!!

Adesso purtroppo, una persona in un’azienda qual è ora la nostra ex amata BNL, non è più tale ma solamente un numero. Le conseguenze sono quelle che tu hai subito. Dopo 40 anni di onesto, consapevole, capace… lavoro, stimato da Colleghi e Clienti (e che Clienti!!!) non era certo questo il finale che tu e tutti noi ci aspettavamo. Non ho più parole di fronte a una simile vergogna.

Con affetto.


Caro E.,

Ti sono vicino e ti capisco non sai quanto.

Pure a me è toccato di vivere una esperienza analoga, non sto a giudicare quale sia più tragica e ingiusta perché sarebbe tempo perso dato che sono 2 fatti ugualmente incresciosi. Io sono più avanti di te nell’iter perché mi è capitato nel 2017. Ti posso solo dire che UNISIN è una grande famiglia, mi è stata vicina non sai quanto in tutto l’iter e sono sicuro che rimarrà al mio fianco fino alla fine.

In alcuni momenti avrai scoramento, sarai demotivato, e magari qualche amico in buona fede ti dirà di lasciar perdere. Tutte cose capitate pure a me. Io sto andando avanti oltre che per il fatto che ci credo perché spero possa essere utile a qualche altro collega. Il mio intento era a titolo preventivo, di far capire alla banca che se compie atti del genere poi avrà delle grane grosse da sbrogliare (e a Parigi non vogliono grane) e “sognavo” oltre che avere giustizia a titolo personale di poter essere utile a qualche collega preventivamente.

Mi addolora molto sapere che il vizio la banca non lo perde… anzi… tuttavia dobbiamo essere uniti e lottare per noi e per gli altri. Stai tranquillo che non sarai mai solo. Un abbraccio e se posso essere di aiuto non esitare a contattarmi.


40 anni di fedele servizio buttati alle ortiche (per non dire qualcos’altro). Come si fa ad avere il coraggio di trattare un dipendente come un qualsiasi criminale? Non me lo spiego. Per quanto ci abbia pensato tutti i giorni, non trovo nessuna giustificazione plausibile. E. non sei solo.


La banca per un mondo che dimentica 40 anni di dedizione , di appartenenza, di senso del dovere e di onesto lavoro.
La banca per un mondo che improvvisamente cambia ti volta le spalle e perde LEI la  faccia.
La banca per un mondo che non ti rispetta neanche quando ti consegna  la famigerata lettera.
Una storia in tutto e per tutto disumana , in cui di umano c’ è solo il tuo errore, che ognuno di noi avrebbe potuto commettere.

Ho saputo di E. e sono veramente addolorata e voglio lasciare la mia spontanea testimonianza.

Ho conosciuto E. quando  lavoravo per Advera e, scaduta la convenzione in partnership tra Sant Ander e Bnl all’interno dei presidi Impdap, ci hanno ricollocato presso le filiali Bnl, in particolare la n. 6 vicinissima alla sede Impdap di Porta Nuova presso la quale ero responsabile.

Nuova del ruolo di banca ai tempi del Direttore Alparone presso quella agenzia e del coordinatore Vercesi, la squadra della stessa agenzia si componeva  anche di E.

Ai tempi io mi occupavo di cessioni del quinto dello stipendio rivolta a dipendenti pubblici, e su indicazioni del coordinatore, del Direttore di Area all’apertura dei conti correnti sui quali canalizzare gli importi erogati come finanziamenti.

Era sempre puntuale e dedicato al suo lavoro che, per quello che l’ho conosciuto, rappresentava la fonte economica ma ben prima il fondamento della sua  vita a 360 gradi costituendo anche il centro dei suoi interessi e relazioni.

A me da neofita professionalmente ha insegnato la gestione della “contabilità dell’agenzia”: l’esistenza di  conti di appoggio dove frequentemente venivano accreditate le somme e per i quali  una persona di nuovo ingresso avrebbe con fatica potuto destreggiarsi.

Certo il clima delle agenzie era molto diverso:  potrei dire che SEBBENE IL LAVORO FOSSE NON STOP E LA PRODUTTIVITA’ FOSSE ECCELLENTE, l’ambiente era molto piacevole per lavorare creandosi un vero e proprio clima di famiglia  dove la fiducia e la collaborazione erano concrete.

Non conosco i fatti se non quelli letti, che hanno portato ad un evento così grave e drammatico per la vita di una persona e di un lavoratore fidato, che anche  a me ha dato ed insegnato molto, volevo tuttavia rendere una testimonianza sincera e disinteressata.

Quello che dall’esterno mi pare verosimile è un cambio radicale di cultura e ambiente professionale ma queste sono solo sensazioni vissute che non vorrei  portassero a conclusioni non corrette.

Con affetto


Penso che In questo momento sia necessario esser tutti coesi ed uniti per dimostrare il nostro appoggio a  te, che hai sempre svolto il tuo lavoro con serietà ed impegno.

Un singolo episodio non può pregiudicare tanti anni di onesto lavoro.


L’episodio occorso a questo collega mi ricorda molto l’approccio in caso di violenza sulle donne.

Ci avete mai fatto caso che quando si parla di violenza su una donna la vittima è anche colpevole 😞 colpevole di aver indossato una minigonna, di avere un trucco un po’ avvenente, una scollatura di troppo… ecco si se l’è cercata 🤬 dunque non vittima ma colpevole…

Il povero collega oltre ad essere vittima è anche e soprattutto stato colpevole, colpevole di aver abbassato la guardia solo un istante, fatale per lui, colpevole di non aver fatto caso ad uno o due XXX che sia aggiravano in agenzia, colpevole di non averli intercettati, perché la responsabilità sarà stata tutta sua vero? Possibile che in agenzia nessuno, dico nessuno abbia potuto buttare un occhio a ciò che accadeva? Questo fa davvero male, fa male che un collega che ha sempre dato il massimo e sarà stato sempre presente per tutti sia stato così alla fine abbandonato e… colpevole, colpevole, colpevole.

Volete sapere cosa ne penso? e sarà il caso che iniziamo a guardarci negli occhi a dircelo in faccia! penso che siamo vittime, tutti siamo vittime! Non colpevoli! perché in questa situazione ci potremmo trovare tutti, perché facciamo mille cose contemporaneamente, ci assumiamo mille rischi pur di soddisfare i clienti e la banca!

Vorrei sapere perché dovremmo pagare questo prezzo?? Ditelo!! Colpevole o vittima?

Grazie per quanto state facendo, spaventa la non considerazione di una debolezza umana!

Ho avuto l’opportunità di incrociare E. una volta sola, ma l’impressione immediata è stata quella di avere davanti una persona umana, disponibile e corretta. Questo contrasta con l’intervento della banca violento e senza alcuna valutazione umana, credo senza precedenti, in una situazione dove, certo è stato commesso un errore da parte di E., ma dalla parte banca non si è analizzato nulla a partire dalla sicura buona fede.

D’altro canto è anche vero che se si viene dimenticati per 10, 15, 20 anni in un posto (forse dimenticati per mero opportunismo) si possono creare degli automatismi o comunque si è soggetti a sottovalutare determinate situazioni per abitudine che possono portare a commettere errori.

La speranza è quella di un’ ammissione di errata valutazione e di un possibile ripensamento, E. se lo meriterebbe.


Ciao mi piacerebbe farti arrivare anche la mia vicinanza.

Quello che ti è capitato poteva succedere a chiunque di noi che ha sempre creduto  in quello che fa ogni giorno, con il massimo impegno, la piena disponibilità verso i colleghi e i clienti, subendo le scelte della riorganizzazione, magari necessaria per la sopravvivenza aziendale non di certo efficace per migliorare la qualità del nostro modo di lavorare. 

Il parere unanime dei colleghi che ti hanno conosciuto è che sei una brava persona, l’unico parere contrario è stato quello di chi doveva o poteva evitare che  per i rischi ai quali siamo esposti sia capitato l inevitabile errore.

Ti lascio con la speranza che dal tuo caso e quella dei colleghi che hanno di recente preso provvedimenti disciplinari , qualcuno possa riflettere che il vero cambiamento per un’azienda è mettersi tutti dalla stessa parte per lavorare con la giusta serenità e coesione che permette di superare ogni difficoltà. 

Ringrazio tutti i colleghi di UNISIN perché so che daranno il meglio di sé per aiutarti.


Conosco E., pur non avendo lavorato direttamente con lui.

Ne ho sempre sentito parlare benissimo.

È sempre stato  descritto come un gran lavoratore, professionale e corretto.

Personalmente mi è capitato, nel corso degli anni, di rivolgermi  a lui per chiarimenti/informazioni sulle modalità operative e si è sempre dimostrato competente e disponibile, pur lavorando in una realtà “impegnativa” per affluenza clienti e tipologia di operazioni.

Fa male constatare che di fronte a un evento sfortunato  la PROFESSIONALITA’, ONESTA’  e LEALTA’ dimostrate in 40 anni di lavoro, una vita, contino veramente poco, nulla.

Ma la dignità, onestà e lealtà non sono nulla, non lo erano nel secolo scorso quando siamo stati assunti e non lo sono ora.


Siamo tutti vicino a E. e alla sua famiglia. È una delle tante vittime di questo sistema violento di lavoro. Chiunque abbia lavorato in agenzia sa che i colleghi si trovano sempre parecchie mansioni da effettuare contemporaneamente. Non è accettabile che un normale errore sul lavoro, soprattutto nelle condizioni in cui si è costretti a lavorare ogni giorno, ripeto non solo in situazioni di emergenza, ma ogni giorno, vuol dire che si lavora ogni giorno in emergenza, ogni giorno in affanno, venga sanzionato con un licenziamento.


Alla notizia del tuo licenziamento: incredulità, sgomento, senso di vuoto. 

Poi disprezzo, sdegno e rabbia nei confronti di chi ha preso una tale decisione, ingiusta e disumana. 

La tua dedizione, le tue competenze, l’impegno, la serietà e la tua disponibilità sono sotto gli occhi di tutte le persone che ti hanno conosciuto personalmente e anche di chi ti ha conosciuto indirettamente, in questi 40 anni di lavoro. 

Forza, vai avanti! 

Hai tutta la nostra solidarietà.


Ciao, 

ho lavorato con E. 4 anni. Sono sconvolto dalla decisione presa nei Suoi confronti. 

Nella mia esperienza in Agenzia con Lui ho potuto constatare la bontà e la bellezza della persona e del lavoratore. 

Collega sempre disponibile, ci si aiutava a vicenda senza neanche bisogno di doverlo chiedere. Si era una squadra e lui era uno dei collanti tra tutti noi.


Difficilmente ho conosciuto una persona ed un collega così, ben voluto e apprezzato dai colleghi e dai clienti per i quali lui è sempre stato il riferimento della Banca in Turati. Negli anni tanti colleghi sono passati ma lui era lì da 40 anni. Per i clienti l’Agenzia era lui, così come per noi colleghi lui è sempre stato un supporto ed una memoria storica importantissima.


Caro E, ho appreso con sdegno la decisione della banca. Una decisione che non mi sarei mai aspettata venisse presa nei confronti di un lavoratore serio e onesto come te.
Una banale distrazione che sarebbe potuta accadere ad ognuno di noi che da sempre siamo in prima linea e diamo il massimo per soddisfare al meglio la clientela con velocità e precisione.
Ma siamo umani e, come tali, non siamo infallibili…
Personalmente non ho mai messo in dubbio un solo istante la tua onestà.
Tu sai di essere una persona onesta e leale e per questo non devi mai smettere di camminare a testa alta.
Con stima e affetto.


Caro E., non ci siamo mai incrociati, ma di te ho sempre sentito parlare come di un gran lavoratore. 

Sappiamo bene in che condizioni dobbiamo lavorare, cercando di risolvere tutte le lamentele relative a problematiche non dovute a noi. 

Per seguire i clienti e per l’immagine della banca, spesso ci troviamo a fare più cose contemporaneamente. 

Ma questo non viene preso in considerazione e basta un errore per essere puniti senza possibilità di scampo. 

Per questo ti sono vicino e hai tutta la mia solidarietà.


Caro E., 

Non ti ho conosciuto, ma quanto ti è successo ha dell’incredibile ed è purtroppo specchio di cosa sia diventata questa banca e questi tempi. Bnl è da sempre la mia banca, ma vivo con sempre più tensione il lavoro di tutti i giorni, quello che ti è accaduto poteva e può succedere a tutti noi, anche io mi ritrovo a dover lavorare col contante in tempi stretti e addirittura a farlo mentre vieni pressato per altro. Mi capita di dover inserire un mutuo o un prestito e caricare l’ATM ad es. e non sempre ho detto NO, una cosa alla volta. Dal punto di vista umano è come se fosse successo un po’ a tutti noi, ti siamo davvero vicini e ti supporteremo insieme al sindacato. Uno sciopero per te credo sia dovuto, anche e soprattutto in questo anno disgraziato già di suo. 

Un abbraccio.


Mi uniscono all’indignazione comune per esprimere solidarietà a E., persona onesta e gentile, sempre disponibile e corretta. 

Forza, E., il bene trionferà!


E.  è sempre stato una persona vigile e corretta ed è sempre stato sicuro lavorare con lui e non meritava certo una punizione a dire poco disumana. Sono con lui.


Un gesto di solidarietà a cui non posso sottrarmi, con il collega E., ho trascorso anni di lavoro, l’ho sempre visto presente alle richieste dell’Istituto, sempre disponibile ad aiutare, a soddisfare le esigenze della clientela.  Clienti che vedevano e vedono in E. un punto di riferimento quasi riconoscessero in lui la Banca.  Non so come siano andati i fatti, ma penso che un uomo, un collega che si è sempre sacrificato in nome della Banca non meriti un trattamento come quello che ha ricevuto. È solo di chi lavora con dedizione e non si risparmia commettere degli errori. Ecco è col cuore in mano che dico: non sottovalutiamo un uomo di così tanta volontà, non commettiamo l’errore di condannare gli errori di chi lavora di chi ha voglia di vedere la banca per cui ha lavorato e lavorerebbe la banca che ogni cliente desidera avere.  Grazie E per averci dimostrato cosa vuole dire lavorare.


M., un tuo collega che ti ha visto lavorare.


E. lo conosco bene in quanto ho lavorato con lui per un bel periodo di tempo all’agenzia 6, parlo di oltre 20 anni fa… 

Lavorava a testa bassa e neanche la febbre (ed ora il Covid) lo fermava… 

Ha dato moltissimo a questa banca e la banca, per una distrazione, l’ha licenziato, umiliato e  trattato come un ladro. 

Conoscendolo, son certo che la cosa che gli brucerà di più è proprio questa, l’essere stato trattato come un ladro l’ultimo giorno di lavoro, davanti a colleghi e clienti della SUA agenzia. 

Penso che la scelta di licenziare E. per una distrazione, con tutto il suo passato e la sua storia, sia una di quelle scelte destinate a scavare un solco profondo tra la banca e i propri dipendenti. 

Penso che il 21 ottobre scorso non si è solo rotto il rapporto di fiducia che legava la BNL ad E., ma è venuto meno il rapporto di fiducia che lega noi tutti a questa Banca che improvvisamente… stentiamo a riconoscere. 

Ma tu, caro E., non ti preoccupare, ci siamo NOI colleghi e questo bel Sindacato a darti la forza che ora ti manca, a solidarizzare con te, a ristabilire la verità e a lottare fino in fondo con un unico obbiettivo: quello di riaverti tra noi! 

Ti aspettiamo!


Se, ormai in questa banca da molti anni,  dopo le tante persone conosciute dal Nord est al Centro sud, da Roma a Milano mi avessero chiesto: c

hi fra tutti i colleghi incrociati sceglieresti come più sinceramente e completamente dedito al lavoro, all’onestà e alla serietà del proprio ruolo, alla collaborazione rispettosa coi pari? 

Avrei risposto senza esitazione: E.S.!


Apprendere quanto gli è accaduto non può non rattristare e insieme preoccupare. 

Per E., pensando al contraccolpo psicologico di una tale ferita. 

E per il senso di ingiustizia che, pur non avendo letto verbali e resoconti,  trasuda da una tale risoluzione.


Spero che sappiamo tutti, ognuno come può, essergli vicini sostenerlo e supportarlo nelle sua richiesta di un trattamento più rispettoso della persona e di una dedizione all’azienda lunga una vita.


Caro E., 

ringrazio gli amici del sindacato che mi permettono di farti giungere un pensiero che è prima di tutto di affetto, perché abbiamo fatto un pezzo di strada insieme, spesso confrontandoci ed aiutandoci a superare le problematiche lavorative, noi che eravamo in prima linea, sotto stress continuo uno stress  che, subdolo, lavora ai fianchi ed erode e apre le porte e rende possibili  piccoli e grandi errori. 

Ti giunga, caro E., anche  un pensiero che è  di grande stima, perché sei sempre stato una persona buona, seria, disponibile, educata ma soprattutto ti mando un pensiero di incoraggiamento, per la tua nuova vita, che sono sicuro saprai affrontare con tanta forza e  coraggio. 

Sei sempre stato e sarai sempre una bella persona. 

Con affetto.


Ciao, 

sono rimasto attonito e scioccato nel leggere che il collega licenziato è E.S.. 

L’ho conosciuto circa 14 anni fa, all’agenzia 6, io ero entrato da poco in banca e tutto mi sembrava difficile, non avendo mai svolto certe mansioni. 

All’agenzia 6 ho conosciuto una piccola realtà di una banca molto attenta ai clienti ed alle persona. 

Ovvio per me sembrava quello perché da novello vedevo tutti i colleghi comportarsi in modo ligio attento ed impeccabile. 

Tra l’altro mi hanno fatto sentire come uno di loro, mi hanno dato le attenzioni ed i consigli che in quel momento necessitavo visto che dovevo imparare. 

In 3 mesi di lavoro presso quell’agenzia ho avuto modo di conoscere un po’ tutti i colleghi, si andava a pranzo insieme  si rideva e scherzava, ma  quando c’era da lavorare tutti lo facevano  in modo attento e con rispetto di tutto e tutti, regole comprese. 

Avevo timore di sbagliare perché nel vedere come operavano i colleghi , mi  sembrava una cosa difficile da recepire e fare entrare a far parte del mio DNA.

E. ha sempre dato una sensazione di sensibilità al lavoro, attenzione, mi diceva che non dormiva  di notte per quello che lo aspettava il giorno successivo e per la tanta mole di lavoro che doveva svolgere, a

l tempo era il famoso e famigerato CAPOCASSIERE O RESPONSABILE DI SPORTELLO. 

Aver ricoperto il suo ruolo, sino a che è esistito, significava essere un dipendente provetto ed attento oltre che molto professionale, ovviamente che conosceva la materia e il comportamento da tenere in tutte le situazioni e con tutte le persone. 

La sua esperienza emergeva in ciò che diceva e mi spiegava quando avevo bisogno di aiuto, era sempre presente sia con i colleghi che in ufficio. 

Non mi ha dato mai sensazione di sgarrare rispetto a ciò che gli era richiesto di fare. 

L’unico suo difetto che a posteriori ho letto nella sua persona… era la sua grande disponibilità con tutti e sempre in buona fede, cosa che oggi è difficile trovare nel mondo del lavoro. 

Era molto ansioso perché sentiva il peso del ruolo e la responsabilità di ciò che gli avevano assegnato e che quotidianamente si doveva fare. 

Abitava con sua mamma che vedeva  come la mamma per eccellenza e molto del suo valore e rispetto delle regole mi sembrava aver intuito che veniva  da quello che viveva a casa. 

Un “ragazzo” molto educato ed attento con la clientela, gestiva con estrema attenzione  anche le cassette di sicurezza. 

Una persona, E., che non avrebbe fatto male ad una mosca, una persona che non ha mai alzato la voce e cercato di prendere per il naso nessuno, colleghi e clienti. 

Sempre rispettoso di tutto, molto attento, gentile e cordiale. 

Beh che dire… Un impiegato provetto, con il solo problema che nelle difficoltà quotidiane ha incontrato una giornata che non aveva voluto incontrare, che come a tutti può capitare “storta” non per volontà propria ma per quello che ti circonda. 

Mi rincresce veramente tanto  aver appreso questa notizia, se potessi far qualcosa per lui lo farei, era una persona ad hoc e ritengo che anche in questi anni lo sia stata, l’ho incontrato in qualche occasione ma mi  è sempre parso lo stesso E. di tanti anni fa. 

La tristezza più grande è che ha “pagato” di tasca propria una persona che aveva sempre dato la propria vita per un ruolo e lavoro che riteneva un pregio aver ottenuto ed un riconoscimento al merito. 

Nella vita tutti coloro che lavorano sbagliano, anche i più perfettini, tutti possiamo sbagliare, se di sbaglio si può trattare, ma la malafede deve essere ancora un elemento per differenziare il buono dal cattivo. 

La buona fede deve essere sempre tutelata, altrimenti si  potrebbe dare adito e modo di far pensare che la persona non vale più nulla,  assimilandola ad un robot. 

Grazie E. per quello che mi hai insegnato e per la tua persona. 

Un grande abbraccio.


E. siamo noi.
Anche io, 34 anni di Banca dei quali 33 trascorsi lavorando in Agenzia.
E. siamo tutti noi perché quello che è accaduto poteva capitare ad ognuno di noi.
E. siamo tutti noi perché quello che è accaduto era già accaduto altre volte.
E. siamo tutti noi perché in casi analoghi la NOSTRA Banca, non aveva mai licenziato un collega
E. siamo tutti noi perché la LORO Banca è come se ci avesse licenziati tutti.
E allora forza E…. non sei solo.
TI abbraccio.


Ciao, 

io in prima persona ho vissuto nel corso della mia carriera un paio di situazioni da brivido che fortunatamente sono accadute negli anni in cui la BANCA NAZIONALE DEL LAVORO ancora ci rappresentava e si prendere a cuore i suoi dipendenti. 

Se quanto sopra detto  fosse accaduto ai giorni attuali, avrei subito lo stesso trattamento. 

Ora siamo nelle mani di un branco di incapaci decisionali che non sanno che stanno distruggendo quel che resta di una banca che primeggiava in Italia e nel mondo.


Ho sempre pensato al collega  E.S. come ad una specie di creatura mitologica. Se hai bisogno di conoscere una procedura chiedi a S., se devi sistemare un’anomalia chiedi a S.. Persone come lui sono quasi scomparse in Banca e bisognerebbe tenersele strette. Ha sempre lavorato in condizioni al limite per la mole di lavoro, ma se chiamavi aveva sempre tempo per seguirti o darti la dritta giusta per le tue incombenze. Penso che chi più lavora più rischia di sbagliare, ma questo non può vanificare anni di diligenza. Non si possono cancellare con un colpo di spugna così tanti anni di servizio dedicati alla nostra utenza ed al nostro datore di lavoro cercando di fare il meglio ogni giorno per l’uno e per l’altro.


Vorrei aggiungere una piccola considerazione su quanto accaduto al collega E. Prima di tutto non riesco più a riconoscere quella che era la Banca Nazionale del Lavoro di una volta e quello che si presenta ora.  Questo non perché dobbiamo essere nostalgici di ciò che era e siamo consapevoli che tutto cambia e si modernizza. A ciò dovrebbe corrispondere un’evoluzione  generale. Ma nel nostro caso è veramente così? Mi sembra che si sia persa quella caratteristica di umanità e di rapporti tra le persone e si punti solamente al profitto. Detto ciò io col collega E. ci ho lavorato e l’ho trovato una persona straordinaria su cui riporre totalmente la mia fiducia.  Disponibile collaborativo e attaccato alla nostra Azienda. E se in quarant’anni di lavoro si commette 1 errore è giusto essere umiliati in questo modo? La risposta è no!!!! Ricordo che per episodi gravissimi come l’omicidio colposo stradale la legge in passato ha riconosciuto praticamente la possibilità che una persona senza macchia precedente potesse addirittura evitare il carcere. Nel periodo trascorso con E. ricordo la sua competenza e l’umiltà, mai uno screzio o una discussione. In poche parole sintonia completa. Ecco questo volevo dire e vi assicuro di non aver enfatizzato nulla.


Voglio esprimere tutta la mia solidarietà al nostro caro collega E. che certo non meritava questa fine. 

Proprio in questi giorni ho visto in TV il nuovo spot di Bnp  Paribas, quello dove una ragazza aiuta  sulla strada una  donna in difficoltà ad alzare la  cler di un negozio. 

Ecco,  mi viene da pensare che noi siamo tutti pronti ad aiutare e supportare il nostro collega, ad alzare la sua cler ma bnl cosa ha fatto? questo Spot allora cosa rappresenta? 

Sono molto  amareggiata per il trattamento riservato ad  una così brava persona,  sempre dedita al lavoro e sempre anche molto disponibile con i colleghi. 

Il vero problema è che ormai siamo sempre meno e sempre più investiti di cose da fare, e questo  certamente non agevola , specialmente noi che abbiamo a che fare con i soldi tutti i giorni. 

La fretta di riuscire a  fare sempre tutto ci porta inevitabilmente  all’errore, e in questo caso purtroppo un errore indimenticabile!!!!!! 

Peccato essere arrivati a questo punto.


Non ci posso credere: proprio questo all’impeccabile E.S. …


Non ti conosco ma quello che ti è successo ha colpito tutti duramente. 

Nella tua situazione poteva trovarsi chiunque. Purtroppo sappiamo tutti come siamo ridotti noi colleghi delle agenzie 

Sempre poco tempo, budget da raggiungere, nps, corsi formativi mandati avanti solo per raggiungere altri obiettivi, ma che sono ben lontani dalla formazione, clienti, ecc.. 

Spero tanto in una soluzione diversa da quella che hai dovuto subire (peggio dei ladri).


Non serve conoscere personalmente una persona la sua fama, in una realtà relativamente piccola come la banca, arriva comunque. 

Ugualmente, anche per una persona di minor spessore, di inferiore dirittura morale, sarebbe inaccettabile quanto è successo nel modo in cui è successo. 

Ma non ho mai sentito, su E., altro che positività ed echi di professionalità e, a maggior ragione, non si può credere a quanto gli è stato riservato, a come è stato trattato. 

Sarebbe bello che qualcuno avesse il coraggio e la forza di ammettere l’errore. 

Sarebbe bello che ci fosse una rivolta, da parte di tutti, a questa ingiustizia. 

Perché è chiaro che, quanto è capitato a E., riguarda ognuno di noi; potrebbe essere inflitto, con la stessa noncuranza, con lo stesso scarso o inesistente rispetto, con lo stesso atteggiamento disumano e violento, ad ognuno di noi. 

Nessuno di noi sarà più uguale dopo questa incredibile involuzione dei rapporti umani. 

Voglio crederlo.


Se una Persona di assoluto valore professionale ed etico, che per 40 anni si è sempre spesa per la Banca andando costantemente oltre il proprio dovere, viene licenziata in questo modo per un errore “umano”,  allora vuole dire che, a parte i PADRONI DEL VAPORE che possono commettere in totale impunità anche nefandezze, tutti noi, tutti quelli che lavorano ed hanno prodotto reddito per l’impresa e servizio per i Clienti, abbiamo valore pari a ZERO. Per questa IMPRESENTABILE dirigenza Francese è piuttosto evidente che non era poi così interessante licenziare la Persona E.S., era invece molto più importante USARE la persone E. S. per dare a tutti un messaggio XXX e di terrore, sintetizzabile in: “Il padrone sono io e voi non siete neppure persone ma strumenti” 

C’è una responsabilità collettiva in tutto questo, ed io per primo mi sento responsabile, abbiamo dato troppo, concesso troppo, abituato troppo bene il padrone, a questo punto mi viene in mente un pensiero estremo, non è importante per il padrone guadagnare ancora di più e concentrare le ricchezze  in pochissime mani, è invece importante imporre il proprio potere anche brutalmente su chi sta sotto, non è un problema economico, hanno bisogno di uno Psicologo, anzi no, mi correggo hanno bisogno di essere XXX. 

La BANCA NAZIONALE DEL LAVORO aveva con tutti i limiti ed i difetti, ben altri modi nei confronti di chi si era guadagnato merito e rispetto negli anni, i Francesi vanno RIEDUCATI.”


Non ho parole per esprimere massima solidarietà ad E. e partecipazione al suo stato d’animo. Dopo una vita passata al servizio della azienda, senza chiedere nulla, col massimo senso del dovere, si proprio di questo si parla. L’han tenuto sulle spine per oltre nove mesi per partorire. Cosa? Una punizione esemplare? A monito di tutti noi che andiamo come lui a lavorare e a infettarci da mesi, da quei 9 mesi e al primo errore di una vita… via? E poi a lui che fino all’ultimo è stato orgogliosamente e responsabilmente al suo posto con tutte le responsabilità e rischi di sempre senza tirarsi indietro. Convinto credo che mai e poi mai “mamma banca” avrebbe potuto dargli la massima punizione! Io in tanti anni di Bnl non ho mai visto una cosa così se è un segnale: zitto lavora non chiedere nulla e non sbagliare mai se no… quella è la porta! Se è un monito per noi, se è un inizio di clima del terrore fermiamolo! Solidarietà, solidarietà!
Egalite’ Fraternite’ Humanite’. – Camille Dei Mulini


Da qualche anno a questa parte ho la sensazione sempre più forte di vivere in un mondo che mi assomiglia sempre meno. Un mondo dove non c’è più spazio per ciò che è giusto. Ma poi un articolo come il tuo mi ricorda che, come sempre, il peggio ha più visibilità. Ma il meglio è sempre lì ed aspetta solo di poter tornare a colorare il mondo. 

Grazie per la condivisione


Mi sembra nata dalla bnl di telethon! Che vergogna! Vera XXX!


Non comprendo: le telecamere testimoniano gli autori del furto, quindi da parte del collega c’è stata negligenza o colpa. Non dolo!! Che se lo ficcassero nel XXX il licenziamento i transalpini della saint Chappell. Il collega può essere destinatario di una lettera di biasimo, tutt’al più!


Carissimo, so la storia e conosco, perché ci ho lavorato insieme prima di venire in Deruta, il collega. Non c’è da aggiungere nulla. spero che la giustizia lo scagioni. perché é una persona degnissima. Non è più la mia banca da tempo e non lo sarà.


Non conosco direttamente il collega E. S. ma pur  facendo l’avvocato del diavolo, è del tutto inspiegabile come E. possa aver svolto per tanti mesi dopo l’accaduto la stessa mansione, pur essendo venuto meno il rapporto fiduciario.


Ecco, questo la Banca me (ce) lo deve proprio spiegare se non vuole che il rapporto fiduciario siamo noi a perderlo.


Un abbraccio a E.


Mi auguro che la BNL voglia ritornare sui suoi passi. Tutta la mia solidarietà al collega colpito da un provvedimento che a mio parere non meritava.


E. ho avuto modo di conoscerlo solo quando si è infortunato ed ha utilizzato la mia vecchia agenzia perché vicino alla sua residenza ed è bastato poco per capire che è una persona semplice ed anche molto gentile. Mai sentito commenti negativi sulla sua persona anzi penso che sia stato un pilastro della ag. 6 per tutti gli anni che ha dedicato. La notizia in breve ha fatto il giro dei colleghi ed e’ anche arrivata a me da un collega sconvolto per il fatto. Ma la cosa che lascia più perplessi è il modo, la tempistica, la non valutazione dopo 40 anni di lavoro sul campo in maniera retta senza considerare che nelle agenzie con personale ridotto, carichi di lavoro in aumento e clientela da soddisfare capita di dover interrompere un lavoro per eseguirne un altro. Sicuramente questo è accaduto ma consideriamo anche che una persona dopo 40 anni di servizio in agenzia fisiologicamente  non ha più la prontezza di riflessi che aveva prima. Un abbraccio ad E.


Una decisione e un comportamento ignobile, disgustoso, ingiustificato e ingiustificabile nei modi e nelle motivazioni. Conosco E. S. da quando sono entrato in banca (1983) e posso garantire di aver raramente conosciuto persona più seria, gran lavoratore, sempre a disposizione di tutti, clienti e colleghi. Esprimo tutta la mia solidarietà e vicinanza a E.


Qualcuno disse: l’ingratitudine umana è più grande della misericordia di Dio. Forza E.! Non ti abbattere ma combatti questa vera e propria ingiustizia! Siamo tutti con te ed avrai tutto il nostro sostegno.


Ciao E., voglio  esprimerti  davvero  la  mia  vicinanza  per  le  conseguenze  di  questo  spiacevole  episodio . Sei  sempre  stato  in prima  linea   e  sicuramente  hai  sempre  lavorato  con  grande  impegno. Sei  stato  riferimento  per tanti  colleghi  e qualche  volta  ti ho  cercato  anch’io  per  chiederti un aiuto. Ti sei  sempre  guadagnato la stima  di tanti colleghi e di numerosi clienti (alcuni  passati  anche   dalla  mia agenzia).


Buon giorno a tutti, esprimo tutta la mia solidarietà  nei confronti di E., che non conosco personalmente, ma di cui ne ho  sentito parlare SOLO BENE. Coraggio! Coraggio! Condivido tutto ciò che Joseph  ha scritto sulla Sassata al riguardo.


CHI LA FA… L’ASPETTI


Sono vicinissimo al collega E. S. Quello che sta vivendo è l’evidenza ed è la conferma di una ormai radicata “arroganza del potere” permessa e supportata da uno stato che dimentica le proprie lavoratrici e i propri lavoratori, da sempre linfa vitale di questa nazione. Mai e poi mai avrebbero dovuto mettere mano allo statuto dei lavoratori, indebolendolo in maniera vergognosamente voluta. Non dimentico, e non lo farò mai, nemmeno coloro che lo hanno permesso e che erano e sono (almeno in parte) e che dovrebbero essere dalla parte delle lavoratrici e dei lavoratori. Tanti hanno perso (volutamente) il senso della ragione dimenticando che la “persona” deve rimanere il fulcro della quotidiana vita lavorativa, sociale, politica e culturale. Ti parlo come vecchio bancario di lungo corso che spesso, nel ruolo che ricoprivo, si è trovato di fronte a casi simili ma anche come dirigente sindacale che, per prima di tutto, considerava la persona, la sua storia lavorativa, il suo modo di essere. Sono arrabbiato… salutami il collega… aiutatelo in ogni modo! Spero in una soluzione rapida e positiva. Lo aspetto, vi aspetto qui in Abruzzo.


Da pensionato Bnl sono rimasto allibito da questa vicenda. Se ancora esiste un minimo di solidarietà all’interno della Bnl questo è il momento di dimostrarlo. Per quanto mi riguarda sarò da contenitore e trasmettitore al fine di rendere pubblico anche all’esterno di quello che sta succedendo lì e in tutte le situazioni simili in altri luoghi di lavoro.


Eventi come questi fanno male al cuore.


Così come ci viene presentato il racconto ricalca un’operatività che per quanto non  sia in linea con la normativa è assolutamente all’ordine del giorno se vuoi tenere aperta una filiale. Circolari e normative ci sono sempre state ma quello che oggi non c’è più è il rapporto di fiducia della direzione nei confronti della rete che vede i dipendenti come un costo e non più come la spina dorsale della banca. Ho visto da vicino situazioni simili in cui gli uffici di direzione si dimostrano forti con i deboli e deboli con i forti. Questo è un comportamento miope e controproducente per tutti perché in un ambiente che tutela chi si impegna, accettando che possa sbagliare,  lascia molto più spazio all’iniziativa e alla produttività. Non sono titolato per parlare dell’articolo 18 che ormai temo non verrà più ripristinato ed è stato abolito anche per colpa di chi ne ha abusato ed ora chi ne ha realmente bisogno non avrà più quella tutela.


Secondo la mia modestissima opinione, avendo qualche esperienza sindacale in tema di sanzioni disciplinari, il collega non avrebbe dovuto attribuirsi la esclusiva responsabilità dell’accaduto. Al riguardo occorre sottolineare che il lavoratore va messo nelle condizioni di espletare le proprie mansioni e da quanto ho sentito dalle parole di Fremder, così non è stato. Infatti il collega era adibito allo sportello e nel contempo si  doveva occupare anche del ritiro dei valori consegnati da un corriere. Appare quindi palese che: o avrebbe dovuto  fare aspettare il corriere in fila con gli altri clienti, cosa impossibile a meno di mettere a rischio la sicurezza del corriere e della clientela stessa, o doveva ritirare il plico, interrompendo momentaneamente l’operatività di sportello, come ha fatto, per poi collocarlo in un normale cassetto. Il lavoratore, non appena possibile, avrebbe poi dovuto riporre il plico in cassaforte, che si presume fosse dotata di meccanismo a tempo per l’apertura, fermo restando che occorreva inoltre aprire il plico, controllarne il contenuto e contabilizzarlo. Pertanto il lavoratore non aveva alternative a meno di bloccare l’operatività dello sportello, con inevitabile malumore e proteste della numerosa clientela, presente in sala. Un’altra osservazione che viene spontanea: come e perché sia potuto accadere che dei clienti siano rimasti, in filiale nell’area sportello senza la presenza di alcun operatore? In quest’ultimo caso siamo proprio certi che la responsabilità sia stata solo del collega licenziato? Sicuramente c’è stata negligenza, ma andrebbero considerate le condizioni lavorative e le relative circostanze ambientali nelle quali il lavoratore era costretto ad operare. Questo da un punto di vista puramente tecnico e operativo, fermo restando che una difesa adeguata presume l’assoluta conoscenza dei fatti. C’è poi da considerare che la sanzione applicata è palesemente eccessiva tenendo conto che lo stato di servizio del lavoratore di ben 40 anni, prima dell’episodio in questione,  non segnala alcun fatto negativo. Infine la banca avrebbe dovuto tenere in considerazione la buona fede del lavoratore.


Purtroppo dietro la parola “la banca” ci sono   persone incompetenti che sono disposti anche a sacrificare persone oneste pur di farsi notare queste persone se così vogliamo chiamarle sono purtroppo il male delle aziende. Il collega deve essere assistito dal sindacato perché tutti possono sbagliare, la guerra va fatta a quelle ignobili persone.


Una verità da brividi… Un virus molto più letale del Covid-19 si aggira fra di noi…


Conosco il collega E. , conosco la sua “fama” di persona  preparata e dedita al lavoro come pochi… Quanto accaduto ha sconvolto  me e tanti colleghi, soprattutto noi che come lui lavoriamo in rete e ben conosciamo le condizioni disastrose in cui , specie negli ultimi anni, ci troviamo ad affrontare le nostre giornate lavorative. Parlerò in prima persona sicura che il mio pensiero incontra quello di tanti colleghi. Mi viene in mente la scena iniziale del nuovo spot pubblicitario di BNL BNP PARIBAS , la banca per un mondo che cambia. La trovo, tra l’altro, di cattivo gusto… Ma forse  in effetti rispecchia la situazione che viviamo… e cioè sembra ogni giorno  di andare al fronte e affrontare una guerra anziché iniziare la giornata non dico con il sorriso ma quanto meno con tranquillità e serenità… E mi auguro sempre di uscirne illesa… Questo scenario è esasperato ma vuole esprimere la tensione e la paura con cui affronto la mia giornata…  tutti i giorni…  perché se malauguratamente farò un errore, inconsapevolmente e in buona fede, rischierò di perdere il posto di lavoro e di essere presa a calci e trattata come un criminale … quello che è successo al caro E.. Questa è l’azienda per cui lavoro da più di 30 anni e per la quale do cuore e anima, come ha sempre fatto il collega E., e nella quale non mi riconosco più. La sensazione immediata che ho provato venendo a conoscenza di quanto accaduto è stata di totale smarrimento, mi è mancata la terra sotto i piedi… non oso immaginare quello che ha provato E. e come si possa sentire adesso… Spero che l’affetto e la vicinanza di tutti noi possa in qualche modo essergli di conforto perché E. SIAMO TUTTI CON TE!!! E se ci fosse da legarsi davanti a qualche palazzo per protesta io ci sarò!!! È aberrante è disdicevole è vergognoso è disumano!!!!!! E. ti abbraccio e , ripeto, se dobbiamo lottare io ci sarò , come una guerriera, come nello spot , perché E. DEVE AVERE GIUSTIZIA…


Ho appreso con meraviglia e sgomento la notizia del licenziamento di E. S. Ho lavorato con Lui quasi 5 anni all’agenzia 6 e sin dal mio insediamento con il ruolo di XXX, ho apprezzato la dedizione  e la capacità di E. di gestire e coordinate le casse (c’erano 4/5 cassieri nel 2005, fissi S., B.V, V.F., M.M. e nei momenti di calca altri in supporto). Stimato da tanti clienti conosciuti nei  tanti anni di permanenza in agenzia 6, da quanto ne so, assunto e inviato da subito in quella agenzia e sempre li rimasto. Ora rimane l’amato in bocca per quanto è accaduto. La mancanza sicuramente c’è non avendo messo al sicuro il plico con i contanti ma ritengo estrema l’azione che l’azienda ha commiato nei suoi confronti. Da quello che ho appreso si tratta di furto con destrezza avvenuto in agenzia in un momento in cui E. si è assentato dalla sua postazione. Si tratta di un furto quindi, commesso da una persona estranea all’agenzia e chi paga le conseguenze è E.? Se l’azienda non dimostra il dolo come può licenziarlo? Ricordo che c’erano il richiamo e la sospensione x mancanze rilevate sul lavoro, perché l’azienda ha deciso la sanzione estrema? A E. va tutta la mia stima x la collaborazione che mi ha dato nei quasi 5 anni di permanenza alla 6, va difeso e supportato anche dal punto di vista psicologico, vive con la madre di 81 anni e quanto accaduto influisce negativamente sulla salute di entrambi. Tenetemi al corrente se ci sono novità, grazie x quanto fate/farete.


Certamente è un fatto molto triste e toccante che testimonia come tutti i rischi del lavoro siano troppo spesso sulle spalle di Lavoratrici e Lavoratori. Ed, inoltre, che nessuno possa essere del tutto sicuro di uscirne indenne. Non tutti i giorni sono uguali e fare errori è un fatto che può accadere a tutti. Ricordo ancora bene che il nostro Sindacato era tra quelli (pochi nella sostanza, se non forse nella forma) a manifestare davanti al Palazzo di Montecitorio, il giorno in cui si discuteva e si approvava la modifica dell’articolo 18. Condivido certamente le battaglie e le lotte a difesa del lavoratore purtroppo coinvolto, a cui vanno tutta la nostra attenzione ed il nostro impegno. Se non ricordo male, uno dei requisiti di una eventuale contestazione è la sua tempestività ed, aggiungerei, la presenza di atteggiamenti ad essa coerenti, da parte dell’azienda. Cose che non si sono, però, verificate. L’azienda avrebbe potuto (e dovuto), a mio avviso, dotare la postazione lavorativa di una protezione di sicurezza adeguata, che avrebbe impedito il furto. Non ho capito se il furto sia stato denunciato e la persona o le persone responsabili sia/siano state perseguite. Inoltre, l’atteggiamento dell’azienda per diversi mesi, è certamente stato in contraddizione con la tardiva contestazione. Al collega, che come ricordavi ha ammesso il suo errore, tutta la mia solidarietà. Nei confronti dell’azienda tutta la mia disapprovazione: ha commesso degli errori, per i quali non mi sembra che stia pagando alcun dazio.


Pur sapendo in che buco nero è caduta, anno dopo anno, la nostra banca…non riesco a capacitarmi che questa storia possa essere accaduta realmente…e tutto quello che ho letto, il volantino, il tuo articolo e poi quello di Balzano e ora il tuo video, tutto mi allontana dalla capacità di crederlo possibile. È davvero strano… più ne so e più sembra irreale. La verità è che, sempre più spesso, la realtà supera la fantasia e, quasi mai è un bene. Ti abbraccio forte, come sempre.


Volevo mandare un abbraccio e tutta la mia solidarietà a te per questo momento che stai attraversando.

 


Caro E. ti auguro tutto il meglio ovunque tu vada, spero che questa terribile esperienza, che sarebbe potuta toccare ad ognuno di noi, non cambi il tuo modo di essere. E. collega  e amico da oltre 30 anni mai avrei potuto pensare che una cosa del genere potesse capitare proprio a te, sempre presente e disponibile in ufficio, punto di riferimento da 40 anni per i clienti della ormai “tua” famosa Agenzia  6, perché l’ Agenzia 6 di Milano era E. S. per tutti. A presto E. Un forte abbraccio.


Non ci conosciamo, ma non serve, siamo tutti S.E., tutti la stessa persona. Conosco il senso di abbandono in cui spesso ci troviamo, senza possibilità di confronto perché nessuno è al tuo fianco. Mi dispiace che la fiducia riposta in noi sia così sottile da svanire al primo inciampo e anziché porgerti una mano per rialzarti, volti le spalle e se ne vada. Mi dispiace che mentre tu ti assumi le tue responsabilità, la banca non si assuma le sue, farsi forte della normativa e non la esime dal fornirci gli strumenti per applicarla! Una volta ci chiamavamo famiglia, ora siamo soli, ma almeno spero che l’unione da questa parte del paradiso avrà la ragione. Sono sicura che hai la solidarietà di tutti i colleghi, orfani di una madre che non li protegge più, soprattutto per chi come noi ha tanti anni dedicati a questa banca. Tieni duro, ti siamo vicini e spero con tutto il cuore che questo brutto momento si risolva positivamente per te che sei tutti noi. Ti invio questo mio pensiero, poca cosa, ma tutti insieme spero ti siano di conforto; dimostriamo che la forza, il coraggio e la dedizione che ci contraddistinguono hanno ben altro valore della ” fiducia ” che otteniamo in cambio. Un abbraccio


Buongiorno sono… in Bnl dal 1986. Non conoscevo personalmente E., ma trovo vergognoso il suo licenziamento.  Questa banca non è più la stessa della “vela” è ormai irriconoscibile.  Interessata solo al business non tiene minimamente conto del valore umano.